"BASTA CON GLI MP3 GRATUITI" | ||
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UN FUTURO PROTETTO PER GLI MP3
Time Digital l'ha inserito, al numero 19 e unico italiano, nell'elenco annuale delle cinquanta persone più importanti del mondo della tecnologia. "Mi spieghi lei perché, non ho ancora capito lo scopo di questa lista", commenta Leonardo Chiariglione. Ma il riconoscimento di Time è chiaro: è l'uomo a capo della Secure Music Digital Iniziative, un'associazione internazionale tra aziende che producono musica o strumenti per ascoltarla e che vuole proteggere la musica digitale. Leonardo Chiariglione lavora dal 1971 allo Cselt, il centro di ricerca di Telecom Italia, dove guida la divisione Multimedia: si occupa di codifica digitale audio e video fin dal primo progetto che ha portato allo creazione dello standard Mpeg. Dal 1999 è executive director della Sdmi.
Dottor Chiariglione, grazie al suo ruolo
nella Secure Digital Music Iniziative lei è considerato una delle persone che hanno
"il maggiore impatto sulla nostra vita digitale".
In questo senso sì, ritengo che la Sdmi stia facendo qualcosa di molto importante sia in
sé, sia per il futuro della società in Rete, perché si troveranno sempre più contenuti
e prodotti dell'ingegno umano e devono essere protetti, se si vuole che conservino un
valore e che diano a chi le ha prodotte un meccanismo per essere remunerato.
Come è nata questa associazione e di che cosa si occupa?
E' stata promossa circa un anno dalla Recording Industry Association of America per dare
vita a un progetto per la standardizzazione multi-industria, rivolta non solo a un
segmento di mercato ma tutti i soggetti che sono interessati alla musica in forma
numerica. Cercavano un responsabile, mi chiamarono e la cosa mi piacque perché era in
qualche modo la continuazione di quello che avevo iniziato molti anni fa, occupandomi
dell'Mpeg e della codifica audio e video. La Sdmi ha l'obiettivo di definire i requisiti
di sicurezza di soluzioni tecnologiche che permettano di proteggere la musica in formato
digitale, in modo che la musica possa diventare oggetto di trattativa economica. Potrà
essere usata da chi vuole renderla disponibile su un sito web, da chi produce dispositivi
portatili, dalle case discografiche che potranno vendere musica in questo formato, ma
questo è un dominio di sfruttamento commerciale al quale la Sdmi si dichiara estranea.
Da quando è nato l'mp3 si dibatte la questione del copyright, tanto da considerare gli
mp3 "fuori legge"...
No, la tecnologia non può essere messa fuori legge, in nessun Paese del mondo.
Però vengono considerati una violazione al diritto d'autore.
Le cose non sono bianche o nere, ma più articolate. Un cd può essere semplicemente
ascoltato, ma se si dispone di un compressore mp3 se ne può fare facilmente un file...
Non c'è tutta questa differenza tra la musica sul cd e la musica in formato mp3, sono
solo due versioni dello stesso oggetto. L'mp3 è una tecnologia di compressione, non è
né buona né cattiva, è solo qualcosa che riduce di un fattore 10 o 20 i bit che
rappresentano la musica.
Chi sono i soci della Sdmi?
Sono oltre 160 e rappresentano tutti gli aspetti della musica, dalle case discografiche
alle società che proteggono i diritti degli autori, ai produttori di tecnologia e di
computer.
Darete vita a nuovi formati per la musica digitale?
No, la Sdmi non si occupa di compressione, ma di protezione; non sviluppiamo tecnologia,
ma diamo i criteri per garantire la sicurezza della musica digitale. Un file mp3 si potrà
sempre ascoltare con un decoder; un file Sdmi non si potrà ascoltare direttamente se non
saranno stati acquisiti i diritti, l'equivalente di una chiave fisica, da ottenere a
pagamento.
Non pensa che su Internet debba rimanere la possibilità di poter liberamente trovare e
ascoltare musica?
Dipende da cosa vuol dire liberamente...
In modo gratuito, per esempio.
Vede, questo è uno dei problemi della lingua inglese. Quando si dice "free
Internet", l'idealista pensa alla prima parola della triade della Rivoluzione
Fracese, libertà assoluta svincolata da tutto; oppure si traduce "free" nel
senso di gratis. Ma questo non è il significato proprio della parola "libero"
nella lingua italiana.
Diamo una definizione corretta, allora: che cosa vuol dire "libertà" per il
navigatore?
Il concetto del diritto d'autore è nato proprio con la Rivoluzione Francese: serve
per dare, a chi ha prodotto qualcosa con il suo ingegno, uno strumento perché possa
essere pagato. Nessuno ha mai pensato che volesse dire gratuità. Libertà, per il
consumatore, vuol dire avere la possibilità di accedere a qualsiasi contenuto, senza
barriere tecnologiche. Se poi il consumo sia gratis o a pagamento, questo è oggetto di
una trattativa, come tutte le cose di questo mondo; ma che libertà voglia dire
"ottenere gratuitamente", è una distorsione. Può anche andare bene che tutto
sia gratis sulla Rete, ma è una cosa diversa. Del resto, quasi sempre quello che sembra
gratuito lo si paga in qualche altro modo: con la pubblicità, per esempio.
Quali saranno secondo lei le linee di sviluppo futuro per Internet?
Finora abbiamo avuto a disposizione una banda sostanzialmente limitata: ora con l'Adsl ci
muoviamo verso una velocità di trasmissione sempre più alta. In queste condizioni
diventa possibile non solo scambiarsi e-mail o inviare file mp3 in 20-30 minuti, ma
trasferire anche video o altri dati "pesanti" nel giro di pochi secondi. Questo
cambierà radicalmente il modo di avvicinarsi a Internet. I problemi nati con gli mp3
erano legati alla velocità di trasmissione molto bassa, i media che potevano essere
inviati su Internet erano molto poveri e non costituivano una minaccia, ma con gli mp3 un
brano musicale che costa 2, 3, 5 mila lire posso averlo gratuitamente. Sono sicuro che la
musica sia solo il primo passo, poi arriveranno i video, l'istruzione a disrtanza... Si
schiudono molti mondi applicativi, dove la Rete sarà il fattore abilitante.
Come giudica le grandi fusioni che si stanno realizzando nel mondo di Internet e che
hanno come oggetto proprio i media?
Questi sono fenomeni importanti, un bel film lo si cerca ancora dai grandi produttori. Ma
è anche vero che la tecnologia ha un effetto incredibile nel popolarizzare gli strumenti
per produrre contenuti. Con pochi milioni oggi, e meno ancora fra sei mesi, ci si può
mettere in casa una workstation per produrre video di qualità professionale: chiunque ha
la possibilità di realizzare opere di valore e di metterle in vendita in Rete,
proteggendone il contenuto. E' un fenomeno nascente di crescita dal basso, in cui la
tecnologia abilita la genialità intrinseca degli individui, che finora non poteva
esprimesi perché ci volevano troppi soldi. Basta guardare siti come Vitaminic o Mp3.com,
dove ci sono già persone che mettono online le proprie composizioni. Il trend è chiaro:
sarà possibile a sei miliardi di persone esprimere le proprie qualità artistiche. I
grandi continueranno ovviamente a fornire contenuti di alto livello, ma vedo questo fatto
ormai in modo non esclusivo. Il movimento dal basso per ora c'è solo sulla musica, ma lo
vedremo presto anche sugli altri media.