Inventori/ Vive in montagna. Nessuno lo conosce. Ma Leonardo Chiariglione è...

Il padre della TV digitale

 

Non vive a Palo Alto, California, ma in borgata Borgionera di Villar Dora, qualche decina di abitanti al piedi delle Alpi piemontesi. Una moglie, tre figli, un cane e due gatti, la vigna del nonno: è la sua vita quando non è in giro per fi mondo a raccogliere premi e organizzare nuove sfide tecnologiche.

Leonardo Chiariglione, ingegnere di 54 anni, non è conosciuto al di fuori dei circoli specializzati e non ama farsi pubblicità. Ma dai quartieri generali di colossi come Microsoft, Philips, Sony, Ibm, dai tycoon della tv e di Hollywood, dalla AT&T come dalla Telecom, la posta elettronica corre ansiosa a ogni ora del giorno e della notte verso Borgionera. Tutti vogliono sapere novità, perché tra le sue mani, nel suo computer, c'è una fetta enorme del business del futuro quello della multimedialità.

Chiariglione si definisce semplicemente un ricercatore, ma chi lavora nel settore assicura che l'Italia ha in casa un padre fondatore dell'era digitale. Da dieci anni, presso i laboratori Cselt di Torino della Telecom, dirige un gruppo di lavoro di 30 persone e coordina centinaia di cofiaboratori nel resto del mondo, che studiano come far viaggiare suoni e immagini in forma di bit, su qualunque mezzo possibile: dischi, cavo, etere.

Il gruppo si chiama Mpeg (Motion Picture Experts Group), lo stesso acronimo, che chi possiede un computer prima o poi incontra scavando tra i suoi file. La tecnologia Mpeg, difatti, non è una speranza ma una realtà consolidata, uno standard universale (vedere scheda a fianco). Le scoperte di Chiariglione e del suo team, progressivamente dal 1988 ad oggi hanno consentito la nascita dei CD-ROM prima, poi della televisione digitale, quindi del DVD e presto sanciranno il matrimonio definitivo tra computer e televisore. Chiariglione ha vinto qualche mese fa un Emmy, l'Oscar americano della tv, per i risultati conseguiti nel campo delle tecnologie.

L'Mpeg è quel che si definisce una tecnologia aperta. Non ha un padrone, cioè, e i suoi risultati sono via via approvati dall'lso, l'ente internazionale per gli standard e, quindi, concessi alle aziende. «L'obiettivo spiega Chiariglione - è mettere insieme forze diverse e concentrarsi su risultati che servano a tutti. Nel nostro caso, pressochè unico al mondo, noi creiamo pezzi di tecnologia che poi servono a varie industrie, l'informatica, l'elettronica di consumo, le telecomunicazioni, la tv».

E' il bello della digitalizzazione: una volta trovato il modo di comprimere suoni e immagini e poi decodificarle, è indfferente il mezzo sul quale viaggeranno queste informazioni. In formato Mpeg sono i video dei cd-rom e le partite di calcio che Telepiù trasmette la domenica dal cielo, tra pochi mesi lo saranno i film della Disney su Dvd. «In Cina - racconta - si vendono già 10-15 milioini di apparecchi video-cd all'anno. Là hanno saltato lo stadio delle videocassette Vhs e sono più avanti di noi».

Sul terrazzino che guarda la vigna di famiglia, Chiariglione racconta una storia fuori dal comune. Nato qui nel 1943, «tra i partigiani», liceo classico dai Salesiani, laureato al Politecnico di Torino, a 26 anni vince una borsa di studio e decide di andare a prendere il dottorato di ricerca a Tokio. «Mi piaceva il giapponese dice - è ancora la lingua che conosco meglio, insieme a quelle standard». Vale a dire inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese . «L'italiano l'ho imparato a scuola, perché in famiglia si parlava solo dialetto. Al cinese mi sono fermato al secondo esame, ma c'è ancora tempo».

Tornato in Italia, Chiariglione trova lavoro al Cselt e da allora non si è più mosso. Mentre racconta le fantastiche opportunità che la tecnologia digitale ha ancora da offrire al mondo, fa ampi gesti e sorride con occhi ispirati. Si ritrae serio invece quando risponde che sì, forse, se avesse fondato un'azienda sua, oggi sarebbe miliardario (in dollari). «Ma, scusi, uno deve fare una scelta nella vita. C'è chi decide di fare il capitano di industria e chi il missionario. Io non mi definisco un missionario, ci mancherebbe, ma sono fiero di aver messo in piedi un sodalizio che sta contribuendo al progresso dell'umanità. D'accordo, ma quante offerte avrà ricevuto per lasciare Torino. «No comment.- Comunque non mi sono mosso, sono troppo attaccato alla mia terra. Mia moglie dice che sono sempre in giro per lavoro».

Una filosofia di vita che si sposa con lo spirito del suo lavoro. «Per capire l'importanza di uno standard rispetto a una tecnologia chiusa, basta pensare al telefono - spiega - Si alza la cornetta e si parla con chiunque, mentre se compri una videocassetta negli Stati Uniti non la riesci a vedere appena torni a casa perché è fatta con un altro sistema. Ecco perché non ho pudori a dire che lavoro per il progresso dell'umanità. Quando le persone possono comunicare liberamente nella stessa lingua questo è progresso, è abbattere le barriere, offrire a tutti le stesse possibilità».

La tv, per Chiarighone, resta un cruccio. «Europei, americani e giapponesi non sono mai riusciti a trovare uno standard comune per la tv ad alta definizione. Risultato? Non è mai nata. Ora noi con l'Mpeg stiamo facendo la tv digitale uguale per tutti». Ma lei guarda la tv? «Guardo lo schermo, diciamo così». Le piace la tv digitale in Italia? «Non lo so, non l'ho mai installata. Non riesco a sopportare l'idea che se compro oggi un decoder non riesco a vedere tutto. Qui in Europa non mi hanno ascoltato - sussurra - Ma c'è sempre tempo, vedremo come va a finire...». Si diverte moltissimo, invece, con un gingillo che ha appena comperato in Giappone per tre milioni, una telecamerina digitale che sta in una mano. «Questa funziona con Mpeg, un vero gioiello», dice, mentre scorrono le inmagini della festa di compleanno del figlio.

Come vede il futuro? «Bene, perché?». Bè, c'è chi vede tutto nero, un mondo di tecnodipendenti da Bill Gates e pochi altri grandi fratelli. Lei non dovrebbe amarli troppo... «Non ho nessuna di queste fobie. Chi fa buoni prodotti di solito ha ragione. E non tutti hanno deciso di lavorare per il progresso dell'umanità. C'è chi lavora per far soldi, è un suo diritto. E comunque se anche Microsoft dovesse restare l'unìca azienda a fare software operativo per i computer io dormirei tranquillo: ha idea di quanto sono vaste le possibilità nell'audiovisivo? Ci sono i colossi delle telecomunicazioni, i broadcaster. Io non credo che una azienda riesca sempre a fare tutto al meglio». Quando avverrà la fusione tra computer e televisione? «Non manca molto. Il problema è quello di far raggiungere alle immagini in movimento sullo schermo la stessa qualità di quelle televisive, alle stesse dimensioni. Stiamo facendo enormi passi in avanti, ma servono computer ancora più veloci. Noi forniamo il pane per i denti dei produttori di hardware e software».

Lo standard, l'Mpeg, è pronto. Ora comincia la sfida su Internet. «Internet è il mezzo l'infrastruttura che probabilmente trasporterà tutto.Ma io non credo che la Rete sia essa stessa la famosa convergenza. Chi sa fare i film continuerà a farli, così come le compagnie telefoniche continueranno a fare il proprio lavoro». L'importante - Chiariglione cita spesso John Kennedy - è lavorare per il mondo, per i cittadini del mondo.

Rocco Cotroneo

VISIONI Per Chiariglione la tecnologia deve aiutare il mondo a comunicare senza barriere. La strada è quella degli standard aperti e disponibili a tutti

Si chiama Mpeg Fa miracoli

L'Mpeg è lo standard universale defacto per la trattazione in formato digitale dì suoni e immagini in movimento. E' impiegato, in yari modi, su tutti i computer di recente fabbricazione, nella produzione dei cd-rom, dei videodischi ed è utilizzato da tutte le tv digitali. Nato e sviluppatosì come standard aperto, il progetto ha il suo motore propulgivo da dieci anni nel gruppo dello Cselt di Torino guidato da Leonardo Chiariglione.

Il primo standard, Mpeg-1, realizzato, a partire dal 1989, è oggi alla base delle immagini che scorrono sui cdrom e di piccoli filmati che si possono scaricare via Internet. Viene utilizzato anche su prodotti come i CD-I e i video-cd. La generazione successiva, Mpeg-2, è alla base dei segnali via satellite e via cavo della tv digitale e viene utilizzato negli studi dove la lavorazione digitale ha preso il posto di nastri e videocassette.

Attualmente gli sforzi del gruppo sono concentrati su Mpeg-4, che intende diventare lo standard per la trasmissione in diretta via Internet di suoni e immagini, a un livello qualitativamente superiore a quello attuale. «Ci vorrà ancora un anno - dice Chiariglione - prima dell'approvazione definitiva da parte dell'Iso». Mpeg-4 dovrebbe portare alla nascita della televisione interattiva, con un paradigma diverso rispetto a quello immaginato fino a qualche anno fa. «In sostanza spiega Chiariglione - noi vedremo una scena che in realtà è soltanto un mix di vari oggetti indipendenti tra loro, che potranno essere manipolati e richiamati singolarmente dafl'utente». Il tutto in tre dimensioni Più lontano nel futuro, infine, è il progetto Mpeg-7, uno standard intelligente per la ricerca di informazioni.

 

 

Allo CSELT di Torino, da dieci anni, si studia come trasformare immagini e suoni in bit. Nessuno al mondo è riuscito a far di meglio. «Qui lavoriamo per il progresso dell'umanità, non per diventare multimiliardari»