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Silenzio, parla il padre dell'mp3
Intervista esclusiva a Leonardo Chiariglione, l'inventore del formato che ha rivoluzionato il mercato discografico mondiale
In una intervista di qualche tempo fa lei ha sostenuto
che "l'mp3 è una bella scoperta ma un'occasione sprecata"... è sempre del
medesimo avviso?
È così: l'mp3 non ha portato tutti quegli usi a cui poteva dar origine.
Con l'mp3 si possono fare tante cose, alcune legali ma la maggior parte no.
Quindi vuol dire che c'è qualcosa che non va perché se esiste una tecnologia che
permette di fare certe cose ma controlegge allora c'è qualcosa che non funziona...
Sta parlando del
peer
to peer?
Non soltanto. Anche della possibilità di fare delle basi musicali
proprie e condividerle con i miei amici per esempio. Ecco, tutte queste cose
sono valutate da alcuni come attività legali e da altri come illegali. Il fatto
che ci siano anche poche persone che le valutano "illegali" è sintomo di un
problema: io vorrei poter fare tutte le cose che la tecnologia mi permette
sapendo però di poterle fare, senza dubbi legali o limite alcuno.
Eppure queste cose "illegali" sono state alla base del successo
dell'mp3, concorda?
Non lo so può darsi, ma non è importante. Quello che è importante è che ci siano
delle cose che alla gente piace fare e che quindi sarebbe bello poter fare.
Secondo lei quale potrebbe essere la strada per combattere questi usi "illeciti"
dell'mp3?
Io non voglio combatterli, io voglio facilitarli, li voglio rendere legali...
Appunto, è stato approvato definitivamente il
decreto Urbani che sanziona duramente chi usa in maniera illecita il peer to
peer...
Ecco, non credo proprio che
criminalizzare questi "usi" cari alla gente (come lo scambio di mp3 in rete
-n.d.r.) sia la strada giusta. Io devo fare far pagare la gente non metterla in
galera. Questa mi sembra una
stupidaggine megagalattica. Quindi il problema è: come facciamo a rendere
legali e profittevoli dal punto di vista del business questi "usi" che piacciono
alla gente? Dobbiamo rendere legittime legali e utilizzabili delle opportunità.
Tutto qui.
Ultimamente sul web si stanno diffondendo tecnologie che permettono di
crearsi la propria radio personale in pochi minuti. Risultato: è possibile
trasmettere musica dal proprio salotto di casa mixando con la propria voce.
Tutto naturalmente, grazie all'mp3. Le "radio libere" invaderanno il web come
invasero l'etere negli anni '70 in Italia?
Se continuiamo a non avere un contesto in cui il cittadino non ha la possibilità
di metterle in piedi, senza timore dell'arrivo dei Carabinieri il giorno dopo,
non succederà mai quanto lei ha prospettato. Ritorniamo al solito problema: la
tecnologia c'è, si può fare di tutto. Quello di cui abbiamo bisogno però è di
poter fare tutto quello che la tecnologia permette in modo legale. Certo che si
potrebbero fare nuove radio: ce ne potrebbero essere decine, centinia di migliai
sparse in tutto il mondo. Tutte queste cose però non possono succedere...
Manca la libertà?
No, assolutamente, di libertà ce n'è anche troppa. Il fatto che io possa
infrangere il diritto di chi queste opere le ha create investendoci capitali
grossissimi senza pagare una lira... c'è qualcosa che non funziona.
Non sembra che le grandi major stiano lavorando per sfruttare questa
tecnologia. In un primo momento hanno lavorato soprattutto per combatterla,
l'hanno avvicinata con paura..
Sono dieci anni che esiste l'mp3, e ancora l'user experience data da
questo formato non è pienamente legale: qualcosa non va. Eppure cinque anni fa
l'industria discografica mondiale aveva lanciato SDMI, di cui sono stato chief
director. Dire che non si è voluto far nulla non è vero: lo è in parte. La mia
spiegazione è questa: lo SDMI ha elaborato alcune specifiche tali da non
permettere al costruttore di realizzare apparati mediante i quali comperare
musica da chiunque, come succede oggi con compact disc, ed essere sicuro di
poterla sentire. Chi scarica la musica da Napster non la può mica sentire
sull'iPod, giusto? Finché non arriviamo al punto in cui io compero la musica per
l'iPod e la posso sentire nel mio apparato che ho comprato da una ditta
taiwanese la gente continuerà a usare l'mp3 perché dovunque prendo l'mp3 io lo
posso sentire su cinquanta tipi diversi di player presenti sul mercato. Non si è
voluto fare nulla per arrivare all'interoperabilità, questo è il punto. Mp3 è
uno standard e finché non si farà una versione sicura dell'Mp3 milioni di
persone continueranno a usarlo sulla rete mentre i parlamenti faranno leggi per
mettere persone per bene in galera...
Lei sta lavorando da tempo su questo progetto...
Sì: lo abbiamo chiamato
Digital media
project. Sta andando avanti molto bene e tra meno di un anno arriverà ad
emettere queste specifiche interoperabili proprio per gli apparati di cui stiamo
parlando. Speriamo di riuscire a salvare quello che resta di una società libera
e non di uno Stato di Polizia.
Lei è il padre di una innovazione che ha cambiato il mondo discografico,
il modo di comunicare e di ascoltare la musica via web. Ha guadagnato molti
soldi per questo?
Neanche una lira.
Soddisfazione tanta almeno...
Sì, per me è la realizzazione di un ideale e di questo sono contento.
2 luglio 2004