"...and if you can't change the world, then change yourself"
Qualche sera fa, miracolo delle tv locali che ancora resistono ai telefoni erotici...almeno fino ad una certa ora, ho visto un'intervista a Leonardo Chiariglione, indicato come "inventore dell'mp3", una definizione che suona sbrigativa. Come dire "inventore della ruota"...ma non è che la ruota si inventa dall'oggi al domani, sono studi e studi portati avanti da persone e persone...sì, poi ci sarà il progettista che disegna un cerchio o colui che la realizza, ma non credo si possa definire "l'inventore della ruota".
Comunque non era questa la riflessione, io in quanto aspirante musicista e autoproclamato discografico ho subito considerato interessante l'idea di fare due chiacchiere sulla discografia con "l'inventore dell'mp3".
Ora, il caso vuole che l'mp3 abbia gli stessi natali di Gianduja e che Leonardo Chiariglione, che ringrazio per la disponibilità, sia attualmente il capo del mio amico Angelo (di cui già scrissi sul blog molto tempo fa), quindi sono riuscito ad entrarci in contatto e a chiedere al papà del Public Enemy No.1 della discografia che cosa pensa dell'attuale mondo musicale (intendo in senso meramente industrial/commerciale), anche alla luce di un progetto nel quale è particolarmente coinvolto e che si chiama DMIN.IT, che sta per Digital Media in Italy, un progetto ambizioso e che potrebbe rivelarsi molto più importante, per l'intera industria/economia di un paese, di quanto saprei spiegarvi (pertanto vi consiglio di andare ad informarvi su www.dmin.it, appunto).
Il risultato è l'intervista che c'è qui di seguito.
<- L'altra sera L'ho vista intervistato in una rete locale, dove veniva definito "inventore dell'mp3", possiamo dire che è così o ci sono specifiche da fare?
Non capisco bene la domanda. MP3 esiste da 13.5 anni come standard ISO. Quindi le specifiche "ci sono"
- In quanto inventore di uno dei sistemi di principale circolazione della musica in rete, ha mai ricevuto minacce o anche solo accuse dalle case discografiche?
No, assolutamente. Anzi fui chimato dalle case discografiche a fare l'Executive Director della Secure Digital Music Initiative
- Lei che musica ascolta?
In generale qualsiasi musica che non sia invadente ed ossessiva. Devo lavorare...
- La compra o la scarica gratuitamente?
La mia musica è di tue tipi. Quella che negli anni ho comperato io (vinile e CD) e quella dei miei figli
- Il mondo della discografia è in crisi (che banalità, ndi) e molto spesso (più nel passato, invero, come nel caso dell'attacco a Napster) si è scagliato contro il mondo dell'informatica accusandolo di agevolare quella che potremmo semplicemente definire la circolazione dell'informazione...e cioè, ciò che è a base della propria attività. D'altronde, l'informatica si è sempre difesa attribuendo alla discografia una scarsa capacità di stare al passo coi tempi. Ora i tempi sono leggermente cambiati e gli attriti ridotti, fatto sta che la situazione della discografia resta di crisi. A mente fredda, vogliamo tracciare una mappa delle responsabilità della discografia e dell'informatica (ammesso che ce ne siano!)?
Dell'informatica (che chiamerei più in generale tecnologia) io non riesco a trovare "responsabilità". Trovo invece che questa parola si possa applicare
all'industria discografica da una parte ed all'"imprenditoria" dall'altra. L'imprenditoria è stata ricca di idee innovative, alcune forse più di là della linea della legalità che di qua, ma l'industria discografica ha fatto terra bruciata intorno ad ognuna di queste, anche quelle che "a sentimento" potevano benissimo considerarsi al li qua della linea della legalità.
- D'altronde, se i dischi circolano gratuitamente in rete, anche i software subiscono lo stesso destino: perché l'informatica allora non è in crisi come la discografia? e cosa può consigliare la prima alla seconda per riuscire a sopravvivere nel tempo del free download?
Penso che il paragone: software come contenuto in bit e musica come contenuto in bit non sia corretto. Non perché non siano bit ma perché la percezione da parte dell'utente è completamente diversa.
- Lei è parte del progetto Dmin.it (digital media in italia, www.dmin.it) che si prefigge la creazione, attraverso la risoluzione di problemi tecnico legali, di un mercato italiano in rete: ce lo spiega meglio?
Il progetto dmin.it riguarda il creare le condizioni per cui l'Italia possa sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie numeriche. La creazione di
un mercato italiano di contenuti numerici è il punto di partenza. Tale mercato non va però pensato come qualcosa di monolitico ma come
un'infrastruttura tecnologica aperta a tutti e quindi a chi crea perché non c'è più un'alta barriera all'ingresso come oggi (o firmi con una label o sei
fuori), che offre accesso (nessuno ha detto che debba essere gratuito, ma certo a prezzi equi), che dà la possibilità a chi ha una grande idea di
business di poterla realizzare senza dover fare investimenti multimilionari, che permetta di gestire micropagamenti per rendere possibile un mercato che tratta ogni volta magari poche decine di euro. Certo, poi ci vuole un ritocco alle leggi, per adeguarle al nuovo contesto, ma parliamo di poca
cosa rispetto ai vantaggi che vediamo possibili.
- Sempre parlando di Dmin.it, leggo che non c'è un mercato italiano: sempre parlando di musica, secondo Lei quanto di questo è legato all'oligopolio delle multinazionali? intendo dire, che la musica in Italia (ma anche altrove) è quasi totalmente gestita da etichette che non hanno sede principale nel nostro paese e quindi, probabilmente, non hanno interesse ad investirci: può essere questo un motivo della scarsa reattività del mercato italiano in materia?
Quando parlo di mercato italiano non parlo necessariamente di un mercato della musica italiana. Anche se l'esistenza di questa piattaforma tecnologica, che Lunedì 4 giugno abbiamo "scelto" ed ora passiamo a realizzare, si applica a qualsiasi tipo di contenuto e di qualsiasi origine, sono chiari i benefici della piattaforma riassumibili con il radicale abbassamento della soglia d'ingresso alla catena del valore.>
cristiano - perturbazione