Standard per il riposizionamento competitivo delle imprese nell'economia della conoscenza
Leonardo Chiariglione – CEDEO.net – 2009/11/12

5 anni fa questi giorni un gruppo di cittadini si trovò a Torino alla Fondazione Agnelli e si pose la domanda: come facciamo noi italiani a trarre vantaggio da tutto quello che sta capitando in giro per il mondo con i digital media?

Penso che l’esperienza dell’iniziativa che si è poi chiamata “Digital Media in Italia” (abbreviata in dmin.it) sia molto istruttiva per chi voglia riflettere sui neo-beni e su come le imprese italiane ne possano trarre vantaggio. Infatti digital media sono forse il massimo esempio di neo-beni non nel senso che si tratta di beni che prima non esistevano, ma nel senso che le tecnologie che li abilitano sono così aliene dalle tecnologie che abilitavano la loro esistenza “prima” e così ricche in funzionalità nuove ed apprezzate da spazzare via i beni precedentemente offerti.

Dmin.it si è trovato quindi di fronte alla necessità di “riprogettare il sistema” e l’ha fatto in modo olistico. La prima domanda da porsi in una tale situazione è però che cosa si vuole ottenere dal nuovo sistema. La risposta data da dmin.it è stata molto semplice. Prima i beni immateriali dovevano essere gestiti nella loro scarsità causata dalla necessità di usare atomi per la loro diffusione, mentre dei nuovi beni occorreva gestire l’abbondanza. Quindi lo slogan che ha improntato la riprogettazione del sistema è stato “massimizzare la circolazione dei digital media” favorendone la creazione, la distribuzione e l’accesso.

Per ottenere questo obiettivo prima di tutto serve un formato per la distribuzione che chiunque crei digital media possa utilizzare sapendo che alla fine ci saranno coloro che sapranno interpretare tale formato. Una volta poi che l’informazione sia stata generata secondo il formato occorre distribuirla. Serve quindi avere un‘interfaccia attraverso quale poter mandare la propria informazione ai destinatari voluti. Infine tutto questo si fa – in genere – perché ci si attende una forma di remunerazione. Serve quindi un’altra interfaccia per poter pagare e incassare in modo facile e naturale per il contesto dei digital media.

Realizzare quanto ci siamo proposti 5 anni fa ci è costato un grosso sforzo, non tanto perché si trattava di tecnologie così disparate, ma perché le tecnologie dei digital media hanno un impatto trasversale e quindi non toccano solo comunità di utenti che finora avevano condotto la loro vita secondo propri paradigmi, ma perché più comunità allo stesso tempo sono toccate costringendole a mettersi a confronto.

Per chi vi parla in tutto questo non c’è stato nulla di nuovo. Quando 20 anni fa lanciai l’idea di uno standard per la televisione numerica era chiarissimo a me – come lo era 5 anni fa alla nascita di dmin.it – che serviva un formato numerico per l’audio ed il video che fosse di ambito globale (quindi non più PAL, SECAM ed NTSC) ed indipendente dall’ambito di utilizzo, quindi non più usa soluzione per la televisione terrestre, per quella da satellite, per quella via cavo per quella sulle reti di telecomunicazione, per le cassette o per i dischi ottici. Lo standard creato in quell’occasione – MPEG-2 – è stato implementato su più di un miliardo di apparati hardware e software in tutto il mondo con i vantaggi che tutti conosciamo. Anche allora – come per dmin.it – l’obiettivo era la massimizzazione della circolazione dei digital media.

Purtroppo devo dire che mentre la tecnologia avanza le menti rimangono bloccate al passato. Nonostante i chiari benefici ottenuti dalla massimizzazione della circolazione dei digital media il pensiero prevalente va nella direzione opposta. Se i miei clienti vogliono qualcosa glielo tolgo, anzi gli taglio addirittura l’accesso internet perché di informazione il mio cliente non ne riceva proprio più. Facendo questo si raggiungono un insieme di obiettivi tutti negativi

  1. Si alterano le basi della convivenza sociale
  2. Sono penalizzati gli stessi interessi economici che si vogliono proteggere
  3. Si impedisce di sfruttare le infinite possibilità offerte dalla tecnologia per preservare modelli di business obsoleti.

Si dice che la moglie di Pericle l’ateniese abbia chiesto a suo marito di punire il giovane che aveva osato baciare la loro figlie e che Pericle abbia risposto “se punisco chi ama mia figlia, che cosa dovrò fare a chi mi odia?”

Faccio i migliori auguri per l’iniziativa del convegno di oggi. Il sistema per dare opportunità deve essere riprogettato ed i primi che lo fanno e lo realizzano ne avranno i maggiori benefici. Digital Media in Italia l’ha fatto usando le sue competenze multidisciplinari e l’esperienza pluridecennale negli standard. Non è più ora di indugi e la difesa del fazzoletto di terra perché si ha paura dell’ignoto non è la ricetta giusta.